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30 anni di Fondazione De Mari

Trent’anni di grande impegno, rigore, ascolto del territorio, lavoro in rete con le istituzioni, sguardo verso il futuro. Queste sono le caratteristiche con cui la Fondazione ha operato – e continua a operare – per merito dei presidenti, degli amministratori e dello staff che l’hanno governata e gestita fino ad oggi e che le consentono di accogliere le sfide di un contesto storico connotato da grandi e rapide trasformazioni. Nel suo ruolo di agente di sviluppo della società, proseguirà nel sostenere e stimolare la crescita del territorio, ispirata da una visione di comunità aperta, solidale e incline all’innovazione e alla sperimentazione. 

Sono queste le parole con cui il Presidente Luciano Pasquale ha aperto i festeggiamenti per il trentennale dalla Fondazione De Mari durante i quali ha anche presentato il nuovo logo, che riprende quello precedente, ma liberandolo e rendendolo dinamico e aperto verso i cambiamenti.

Abbiamo voluto festeggiare i Trent’anni della Fondazione presso il Vescovado di Savona perché abbiamo voluto ritornare proprio lì dove nacque la Società d’incoraggiamento all’industria, all’agricoltura ed al commercio di Savona”, conosciuta anche come “Società Economica” e dove è stata istituita la Cassa di Risparmio di Savona, – ha aggiunto Luciano Pasquale.

Era il 22 maggio 1834 e il Vescovo, insieme con l’intendente del Regno di Sardegna Emanuele Gonzalez, riunì nel suo palazzo “molte persone delle più distinte della città” – ha spiegato il prof. Giovanni Assereto, autore insieme ad Andrea Lercari del Volume “Agostino Maria De Mari. La vita, la famiglia” commissionato per l’occasione dalla Fondazione Sei anni più tardi e poco prima di morire, lo stesso Vescovo De Mari fondò la Cassa di Risparmio di Savona. Un vescovo aristocratico e per certi versi retrogrado, vicino al potere assoluto del Re Carlo Alberto, ma anche aperto alla innovazione e desideroso di vedere Savona crescere, uscire dalla difficile situazione economica e sociale nella quale riversava. Non a caso fu proprio lui a dare fiducia a Benedetta Rossello e alle sue prime quattro compagne che fondarono l’Istituto Figlie di Nostra Signora della Misericordia, per la tutela e la formazione delle giovani donne povere”. 

I primi passi della Cassa di Risparmio di Savona sono stati difficoltosi: bisogna aspettare infatti la seconda decade del ‘900 per riconoscere nell’istituto creditizio un vero e proprio soggetto sociale e finanziario i cui depositi contribuivano a migliorare il benessere dei risparmiatori e a facilitare gli investimenti nell’economia locale.  

Il 28 dicembre 1991, a seguito del processo di ristrutturazione del sistema bancario italiano generato dalla cosiddetta “Legge Amato”, che separò l’attività filantropica delle Casse di Risparmio da quella creditizia, è nata la Fondazione De Mari.

Mons. Calogero Marino ha contribuito a ricordare la figura del suo predecessore anche rispetto alla esperienza di fede e di pastore della sua comunità, grazie alla esperienza del sinodo, nonché all’attenzione alla povertà economica e spirituale della Savona dell’epoca.

Luciano Pasquale ha poi mostrato i cambiamenti e la dinamica rispetto al ruolo che via via la Fondazione ha avuto sul territorio in questi trent’anni ricordando e ringraziando i presidenti che si sono succeduti: Pietro Ivaldi, Franco Bartolini, Gianfranco Ricci, Roberto Romani, Federico Delfino.

Ancora una nota su un aspetto a cui tengo moltoha concluso il Presidente Luciano Pasqualela Fondazione, ormai dal 2014 vede una presenza femminile negli Organi pari a oltre il 40%”-  

La Fondazione è divenuta sempre più un agente di sviluppo, che non solo eroga contributi, ma agisce direttamente, per stimolare il territorio verso nuove sfide e nuove alleanze.

Dal 1991 ad oggi abbiamo sostenuto più di 4000 progettiha spiegato la direttrice Anna Cossetta, una delle poche direttrici/segretario generale di Fondazioni di origine bancaria – per un totale di oltre 80 milioni di euro che hanno generato a loro volta, iniziative del valore di oltre 250 milioni di euro. Oltre 1000 soggetti del territorio della provincia di Savona, tra enti del terzo settore e enti pubblici come i comuni e le scuole”. 

Un elenco lunghissimo, ma con alcune iniziative di grande rilievo come le numerose e importantissime apparecchiature sanitarie, gli interventi a sostegno di tutte le organizzazioni di protezione civile e le pubbliche assistenze, il completamento dei lavori e il potenziamento del campus universitario di Savona. La Fondazione De Mari ha realizzato anche il Museo della Ceramica di Savona che ha sede nel Palazzo Monte di Pietà, di proprietà della fondazione stessa, e ha contribuito a sostenere molte altre realtà culturali.

In ambito sociale ha erogato quasi un milione euro attraverso il fondo di solidarietà e ha sostenuto l’attività di tante organizzazioni di volontariato e del privato sociale.  Per quel che riguarda le scuole, oltre al già citato campus, ha voluto che i nostri istituti scolastici fossero dotati di dispositivi all’avanguardia.

I progetti che sono stati sostenuti e quelli avviati più direttamente dalla Fondazione stessa, sono diventati sempre più trasversali e inclusivi come quelli per il benessere psicologico dei nostri studenti e il grande intervento con Asl e comuni sulla salute mentale che sta per attivarsi, il tavolo congiunto con la soprintendenza per i restauri, la rete dei musei. Ma anche le bellissime e proficue relazioni con le altre fondazioni, in primis ACRI, Compagnia di San Paolo e le altre fondazioni piemontesi e liguri.

L’evento si è poi concluso con l’intervista di Luca Ubaldeschi, direttore de Il Secolo XIX a Francesco Profumo, Presidente di ACRI e Compagnia di San Paolo, ma savonese di nascita il quale ha riflettuto e ribadito una importante convinzione: un Paese cresce e si sviluppa solo se riesce ad attivare tutte le energie dei suoi territori, stimolando la partecipazione dell’intera comunità alla volontà e lo sforzo collettivo di migliorare le vita delle persone. Come è infatti ormai diffusamente riconosciuto, le Fondazioni non solo erogano risorse, ma dialogano con i territori, attivano partenariati diffusi con soggetti pubblici e privati, profit e non profit, e sperimentano pratiche di innovazione sociale, che mettono a disposizione di tutti, affinché́ possano essere replicate anche in altri contesti e su scala più ampia. In un’ottica di sussidiarietà̀, lo fanno nei diversi settori in cui intervengono: dall’arte al welfare, dalla ricerca all’innovazione. Ad accomunare tutti questi interventi è la capacità di immaginare un futuro che garantisca a tutti il diritto di partecipare attivamente alla costruzione di un Paese più bello, giusto, solidale e sostenibile. La frammentazione politica, il continuo cambiamento dei Governi ha impedito a questo Paese di programmare attività di lungo periodo, di affrontare la difficile condizione demografica, che si traduce anche in un progressivo impoverimento delle competenze, delle energie. I nostri giovani sono sempre meno e saranno sempre di meno in futuro i nostri studenti, i protagonisti del nostro futuro. Le Fondazioni posso permettersi di stimolare e di costruire progetti che guardano lontano: la sfida più importante sarà quella dell’educazione e sono pronte ad affrontarla.

Le Fondazioni di origine bancaria – ha concluso Francesco Profumo-  sono un esempio emblematico di una modalità per convogliare il risparmio privato verso l’economia reale, trasformando le risorse accumulate in fertili investimenti per accompagnare lo sviluppo del Paese. Tanto con la gestione dei loro patrimoni – che ammontano complessivamente a circa 40 miliardi di euro -, che con la loro attività erogativa istituzionale, le Fondazioni adempiono alla loro di missione di contribuire allo sviluppo sociale ed economico del Paese. Nell’era dell’incertezza permanente, continuano, come sempre, a lavorare su un doppio fronte: da un lato sull’emergenza, dall’altro sul lungo periodo. Da una parte, infatti, continuano a contrastare gli effetti delle varie crisi, contribuendo a mitigare la povertà, a combattere l’esclusione sociale di giovani e anziani e a supportare gli Enti del Terzo settore. Dall’altra, lavorano per contrastare le cause delle emergenze, investendo su giovani, formazione, ricerca, innovazione, affinché oggi non si alimentino le disuguaglianze di domani, ma si creino le basi per uno sviluppo sostenibile duraturo”.